le origini
Nel XV secolo sul territorio di Ascoli Piceno vi erano ancora
i cervi e la maggior parte degli storici locali concorda sul fatto che
probabilmente a Cervara vi fosse una riserva di caccia popolata da questi
animali (da cui il nome) forse di proprietà della nobile famiglia Ascolana dei Guiderocchi,
che aveva il dominio di gran parte di questi territori montani, o dei vescovi della stessa città. Le origini dell’abitato di
Cervara, essendo un piccolo borgo di montagna, non sono facili da poter
individuare con esattezza. Si può azzardare l’ipotesi che i primi abitanti
siano arrivati in questo posto a seguito di quel fenomeno che avvenne nel
medioevo, cioè l’abbandono delle pianure, diventate insicure, per luoghi
meno pericolosi sulle alture e le montagne. Non si può comunque escludere
che questi luoghi fossero abitati o frequentati anche in tempi ancora più remoti come farebbe pensare il ritrovamento di certi oggetti annotati
sui taccuini di Giulio Gabrielli. Come alcuni oggetti barbarici qui
ritrovati ed ora collocati presso il Museo Archeologico di
Ascoli Piceno, fanno pensare anche alla presenza dei Longobardi. Si è tramandato a Cervara che le
prime case fossero state costruite in un altro posto che oggi si chiama "Ncerevara"
(potrebbero anche essere state costruzioni per servire
l'eventuale riserva di caccia) e successivamente,
nei primi anni del
XVIII secolo si iniziò a costruire, spostandolo di poco, il
paese attuale, sicuramente a causa di irreparabili danni alle
vecchie abitazioni a seguito dell’intenso e devastante sciame
sismico che vi fu in quel periodo.. La prima notizia certa si legge nelle Cronache Ascolane (1345 - 1523): il 10 febbraio 1350 gli abitanti di Acquasanta, Quintodecimo,
Monte Calvo, Colle Alto, Pupignano, Rofignano, Cervara di altri luoghi, insorsero contro il dittatore
di Ascoli Galeotto Malatesta. Colle Alto é Colloto; Pupignano l'attuale
Palazzaccio; Rufignano, era un castello/fortificazione che si trovava su di
una altura sopra Colonna a circa 700/800 metri da Talvacchia.
Successivamente, nel 1571, anche gli abitanti di Cervara, Colloto, Colonna, Talvacchia
insieme a quelli di San Gregorio e Spelonca parteciparono alla battaglia di
Lepanto. Cervara,
Colloto, Colonna, Lisciano e Pianaccerro già nel 1500 erano ville ascolane. Facevano,
cioè, parte della comunità di Ascoli Piceno e dipendevano direttamente dalla
sua municipalità. Nel 1790 la popolazione di Cervara era composta da 11
famiglie.
Il brigantaggio
ascolano del 1861
Nel 1861, all'indomani dell'unità d'Italia, anche nell'ascolano si
ebbe il fenomeno del
brigantaggio. Sorto per spalleggiare il
tentativo di ristabilire lo Stato Pontificio, ebbe nell’ascolano la sua
principale base di
azione in questa zona a sud del fiume Tronto tra Mozzano
e Acquasanta Terme. Tutti i paesi compresi in questo lembo di terra furono,
chi più chi meno, interessati alle azioni di guerriglia. Il capo della
rivolta fu Giovanni Piccioni che ebbe dimora a San Gregorio, ove nacque, e
successivamente a Rocca di Montecalvo, entrambe frazioni di Acquasanta
Terme vicine a Cervara. Questi reclutò
circa 300 persone di questi luoghi e del vicino Abruzzo. Tre di essi erano di
Cervara: Vincenzo Ferretti, il figlio Emidio e Emidio Piccinini detto “U Appe”
(Il Guappo). Quest'ultimo era agilissimo,
furbo e temerario. Sfuggi sempre alla cattura nonostante la caccia
serrata che gli venne fatta da parte dei carabinieri e
dell’esercito piemontese. Questo gli valse anche il nomignolo di “inafferrabile”.
Trovò la morte a Radicina, piccola frazione di
Roccafluvione, che si trova in queste zone, ad opera di un abitante
del posto che si dice, forse per vendetta, gli abbia sparato una fucilata
alle spalle mentre attraversava l'abitato. Sui fatti del
brigantaggio di questi posti si raccontano numerose storie ed aneddoti
alcuni documentati altri tramandati per via orale.
Seconda Guerra
Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel settembre del 1943,
soldati americani, inglesi, polacchi, slavi fatti prigionieri dai tedeschi e
detenuti presso il campo di concentramento di Servigliano fuggirono. Quasi
tutti
si diressero verso sud, in direzione del Gran Sasso, per raggiungere la linea
degli alleati. Moltissimi di questi passarono per Cervara dove furono
sfamati e ospitati. Qualcuno si soffermò anche per giorni, altri,
per mesi. o, addirittura, per anni. I più anziani ricordano di un americano
"Guglielmo", capitano dell'aviazione, che vi
rimase diversi mesi e ripagava l'ospitalità rendendosi utile nei lavori
dei campi.
Lo stesso facevano due soldati inglesi "George" e "Robert".
Quest'ultimo in tempi più recenti è tornato sul posto un paio di volte.
George e Robert
Questi due
ultimi, all'inizio di gennaio 1944, rimasero bloccati, a seguito di una forte
nevicata notturna, per diversi giorni in una piccola cascina distante dal
paese ove di solito pernottavano. Per il forte freddo George, già
cagionevole di salute, si ammalò.
Trascorso qualche giorno Mariano Piccinini, di Cervara, decise di
raggiungere i due militari inglesi per portare loro dei viveri.. La quantità di neve
superava di molto il metro ma questo non scoraggiò minimamente Mariucce,
così
veniva chiamato, che, vincendo ogni difficoltà, raggiunse la piccola
cascina situata nella vallata sottostante il paese a circa un chilometro e
mezzo di sentiero. Dicono che per essere più sollecito abbia aperto una
traccia lungo il sentiero innevato facendo uso soprattutto del suo corpo.
Racconta il medico ascolano Dott. Renzo Roiati, all'epoca ancora
studente in medicina, che intervenuto in quei giorni a Colloto, per visitare
due slavi, fu informato dell'inglese malato. Si recò nella vicina
Cervara. Raggiunse la cascina portando le cure necessarie a George che guarì dalla pleurite
che aveva contratto.
I due militari inglesi rimasero a Cervara circa due anni: questo fu il
periodo di tempo necessario a George per recuperare le forze e
riprendere il viaggio insieme a Robert. L'ospitalità offerta degli abitanti di Cervara in quei mesi fu successivamente premiata: diversi
di essi ricevettero un
attestato di ringraziamento, con una piccola somma di danaro, da parte del Comando Americano del Fronte
Occidentale per l’aiuto prestato ai loro militari in difficoltà.
oggi
Nel 1955 a Cervara vi erano 28 famiglie per un totale di 130 abitanti. Poi
é iniziata la fuga dalle campagne verso i centri più importanti ed anche
Cervara ha subito questo fenomeno. Ora gli abitanti effettivi sono
pochissimi ma nei fine settimana e soprattutto nel periodo estivo torna a
ripopolarsi come una volta.
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Cronache Ascolane (1345-1523)
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Taccuini di Giulio Gabrielli
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Oggetti in bronzo provenienti da
Cervara -Museo Archeologico di Ascoli Piceno
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Bacile in bronzo proveniente da
Cervara - Museo Archeologico di Ascoli Piceno
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Mandato di cattura del 1861 per Giovanni Piccioni, i figli
e il parroco di Talvacchia.
La piccolissima cascina ove pernottavano nel 1943
i soldati inglesi "George" e "Robert". Ora è completamente ricoperta dalla
vegetazione in un ambiente frequentato da cinghiali.
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Attestato di ringraziamento che il Comando
Americano del Fronte Occidentale rilasciava a chi prestava
ospitalità e aiuto ai militari americani in difficoltà.
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